top of page

Tradizioni e vita pubblica, quando la pietas era cemento civile

Un tempo la ricorrenza religiosa esercitava anche la funzione di rinsaldare i vincoli della comunità civile. Nel XVI secolo l’arcipretura di Milazzo pretendeva di nominare il cappellano della chiesa di S. Vito di Pozzo di Gotto, che allora faceva parte di quel comune. Raccolti intorno al fercolo del santo, portato a spalla, i pozzogottesi rivendicavano la propria autonomia - sia religiosa, sia civile amministrativa - dalla città del Capo. In seguito alla controversia, venne chiarito che il diritto di scegliere il cappellano della chiesa da tempo immemorabile era stato concesso ai pozzogottesi da parte dell’arcivescovo di Messina, che era anche Archimandrita basiliano (il territorio era stato pertinenza del monastero basiliano di Gala). Ciò consentì ai pozzogottesi di acquisire l’autonomia dalla arcipretura di Milazzo e successivamente nel 1639 essi riuscirono ad ottenere (dietro pagamento di una ingente somma al re di Spagna) la istituzione della Libera et Regalis Civitas Putei de Gotho. Anche i patrioti risorgimentali - nel Comune che dal 1836 era unificato – si prepararono alla rivolta contro il re borbone durante la Settimana Santa. Allora i religiosi, le maestranze, le famiglie patrocinatrici e il popolo avevano un rapporto di profonda compartecipazione. L’unione nella diversità costituisce ancora oggi la ricchezza della città doppia, anche se si è in parte smarrito quel clima laico di pietas collettiva che rinsaldava il senso del bene comune e dava la forza morale di indignarsi e rivoltarsi contro il malessere e le storture.

Gino Trapani


Commenti


bottom of page