San Sebastiano martire: la vita ed il culto nella città di Barcellona Pozzo di Gotto
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- 23 apr 2020
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Aggiornamento: 19 gen 2021
Sul luogo natio di San Sebastiano non vi è certezza.
Sant’Ambrogio afferma che fosse originario di Milano mentre antiche leggende affermano che sarebbe nato in Francia ed esattamente a Narbona.
La Passio Sancti Sebastiani afferma che recatosi a Roma, entrò nelle guardie pretoriane andando a vivere nella caserma di Castro Pretorio.
Godendo della profonda stima degli imperatori Massimiano e Diocleziano divenne ufficiale dell’esercito romano e approfittò della sua carica per convertire militari e notabili nonché per soccorrere i cristiani perseguitati e dare degna sepoltura ai martiri.
Accadde un giorno, che il prefetto Cromazio arrestò i due fratelli Marco e Marcelliano, minacciandoli di morte se non avessero sacrificato agli dei.
Il Santo li andò a trovare in carcere, esortandoli con un lungo discorso a non abbandonare la loro fede.
Mentre il Santo parlava, prodigiosamente, il suo volto si illuminò, rischiarando la buia cella carceraria.
In quel momento era presente Zoe, moglie del capo della cancelleria imperiale Nicostrato.
La donna, muta da sei anni, si inginocchiò ai piedi del santo che facendole il segno della croce sulla bocca, ottenne da Dio che la donna parlasse nuovamente.
Sia Zoe che il marito ed il cognato si convertirono, seguiti dal prefetto Cromazio che rinunziò al suo incarico e liberò i suoi schiavi ritirandosi in campagna.
Successivamente Zoe, dopo essere stata arrestata mentre pregava sulla tomba di San Pietro, subì il martirio, morendo soffocata dal fumo.
Anche San Sebastiano fu arrestato e condotto davanti l’imperatore Diocleziano che ne ordinò la condanna a morte.
Il Santo fu legato ad un palo (o ad un albero) del colle Palatino e trafitto da numerose frecce.
Abbandonato dai soldati che lo credevano morto, Sebastiano ancora in vita, fu salvato e curato dalla vedova Irene, che era stata moglie del martire Castulo.
Era stato proprio Castulo che lavorando al palazzo imperiale ed essendo cristiano, aveva introdotto Sebastiano a corte.
Nonostante la guarigione, Sebastiano desideroso di subire il martirio, rimase a Roma e si presentò davanti agli imperatori rimproverandoli aspramente per la loro crudeltà contro i cristiani.
Arrestato subì la flagellazione e una volta morto, fu gettato nella Cloaca Massima.
La matrona Lucina, alla quale il Santo comparve in sogno, ne recuperò il corpo e lo seppellì lungo la via Appia, nelle catacombe dette in seguito di San Sebastiano.
Nel 680 Roma fu colpita da una grave pestilenza e si narra che fu liberata grazie all’intervento del Santo.
Da allora San Sebastiano divenne il Santo protettore contro tutte le epidemie.
È inoltre il Santo patrono degli arcieri, degli atleti e dei vigili urbani.
Veneratissimo in tutta la Sicilia che, secondo la tradizione, liberò dalla peste nel 1575, è il patrono di Barcellona Pozzo di Gotto.
La prima notizia certa, di una chiesa a lui dedicata nel territorio barcellonese, risale al 1592, quando ancora Barcellona era un casale di Castroreale.
Tuttavia, non sono mancate le ipotesi che sostengono una maggiore antichità del luogo di culto, che
viene fatto risalire addirittura al XIV secolo.
Nel vecchio duomo di San Sebastiano, che fu incautamente demolito nel 1936, erano custodite diverse raffigurazioni del Santo che oggi hanno trovato nuova collocazione nella Basilica minore a lui dedicata.
Questo tempio fu iniziato nel 1932 ed i lavori si conclusero nel 1935.
L’inaugurazione avvenne il 25 marzo 1936 mentre l’altare, che attualmente ospita il simulacro del Santo, fu completato soltanto nel 1941.
La nuova chiesa sorse su un’area diversa da quella del vecchio duomo, ma comunque poco distante da essa.
Tra le opere presenti al suo interno, in cui il santo è raffigurato, spicca su tutte il quadro collocato nell’elegantissimo altare maggiore in stile neorinascimentale, realizzato dal pittore Giacomo Conti nel 1879.
Il dipinto mostra Sant’ Irene di Roma (vedova di San Castulo) che, insieme alla serva Lucina, slegano San Sebastiano dal tronco di un albero, sfilandogli le frecce.
Nel dipinto figura anche San Nicola di Bari, antico patrono di Barcellona, che viene rappresentato mentre contempla la scena.
Nella parte superiore della tela è inoltre presente la Madonna delle grazie (compatrona di Barcellona) raffigurata con il Bambino e gli angeli.
La presenza di San Sebastiano, della Madonna delle Grazie e di San Nicola, fa sì che nel dipinto, figurino insieme tutti i protettori della città, dando all’opera una grande importanza per la storia barcellonese.
Sempre dal vecchio duomo provengono le dieci tele quadrilobate raffiguranti Storie della vita di San Sebastiano, opere di un ignoto pittore attivo tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII secolo.
Queste tele dovevano sicuramente essere collocate in delle cornici in stucco che probabilmente si trovavano tra le finestre della navata principale della chiesa.
In esse, San Sebastiano è raffigurato come un giovane soldato romano dal volto serafico.
Le piccole tele, che meriterebbero di essere restaurate, non hanno trovato posto nella nuova e spaziosa Basilica e si trovano in vari locali adiacenti ad essa, che non le valorizzano del tutto.
Per quanto riguarda la statua processionale di San Sebastiano, essa si trova collocata in un grande altare marmoreo del transetto destro ed è databile intorno alla seconda metà del XVIII secolo.
Recentemente restaurata, mostra il giovane martire legato al tronco di un albero, dopo aver subito il primo martirio con le frecce.
Proprio nei punti in cui il Santo è stato colpito, sono evidenti le ferite, dove in occasione della sua festa, vengono inserite le preziose frecce d’argento.
Ogni anno, solitamente il 10 gennaio, il simulacro viene sceso dall’altare in cui è custodito e posto su un’artistica vara con ai lati quattro formelle, che raffigurano scene della vita del Martire.
Per questa occasione, era tradizione che il commerciante di tessuti Pietro Speciale Lentini, portasse in chiesa un panno nuovo finemente ricamato, usato per pulire la polvere che si era accumulata sulla statua durante l’anno.
Tale tradizione è ancora portata avanti da una pronipote di Pietro di nome Angela Mazzeo.
Il giorno successivo (11 gennaio) comincia la novena in onore del Santo, preceduta dalla recita del rosario e seguita dalla Santa messa.
Durante la novena, vengono lette le nove allegrezze in onore di San Sebastiano delle quali si riporta il testo della seconda: Mi rallegro con te a ben ragione, Che nutrito il tuo cor di virtù sante, Ti festi della fe’ nobil campione, Onde crescesti a tante grazie e tante. Deh!prega il Dio d’amor che nel mio petto L’ardore infonda del suo santo affetto. O guerriero illustre e forte, Nella pugna vincitore Ma per te più bello onore Fu servire il Redentor.
Queste messe sono molto partecipate dai fedeli e in ognuna di esse si prega per vari gruppi di persone tra cui i malati, ai quali viene impartita l’unzione degli infermi, le famiglie ed i giovani.
Viene inoltre cantato l’inno in onore del Santo Martire del quale si riportano alcune strofe: Al martire Santo Cantiamo la lode Che apprezza e che gode Cogli Angeli in ciel. Fu invitto guerriero,
Fu colmo di onore, Ma a Cristo Signore La fede serbò. Gl’impone il tiranno Crudele e malvagio: Tu devi l’omaggio Ai numi prestar. Ma il Santo rispose Al principe rio: Adoro quel Dio Che il cielo creò. Fu allora ferito Da frecce taglienti, Ma in tanti tormenti Lodava il Signor.
La sera del 19 la vara viene addobbata con i fiori (solitamente garofani rossi) e sul ciborio non più in uso dell’altare maggiore, anch’esso riccamente addobbato, viene posto il braccio reliquiario.
Questo preziosissimo oggetto viene comunemente chiamato “ u brazzu i San Bastianu” ed è costituito da un reliquiario argenteo a forma di braccio e a grandezza naturale, con una freccia stretta tra due dita della mano.
Al suo interno è custodito un osso dell’avambraccio del Santo.
Un famoso modo di dire barcellonese è : “e ca fari u brazzu i San Bastianu ?”riferendosi a chi trova mille difficoltà nel risolvere una questione palesemente semplice.
Nella statua vengono inoltre inserite le frecce e l’aureola in argento e poco prima della processione del giorno successivo, sono sistemati gli ex voto sulla varetta.
Essi consistono in oggetti di vario genere tra cui anelli, collane, bracciali e orologi d’oro.
Per parecchi anni questi preziosi si trovavano cuciti su un drappo bordò che veniva legato alla vita del Santo a mo’ di gonnellino.
Negli ultimi anni la collocazione di questi ex voto è cambiata più volte.
Essi sono stati o attaccati all’albero a cui è legato il Santo o, come nell’ultima processione, sistemati su un cuscino ai piedi della statua.
Spiccano tra questi preziosi anche diverse frecce in oro delle quali una di esse arriva addirittura dall’America.
Questa freccia veniva custodita dal suddetto Pietro Speciale Lentini, per conto del fratello emigrato nel nuovo mondo.
Ogni anno, per la festa del Santo, il signor Pietro la portava al vecchio duomo e quando la processione terminava la riportava a casa dove la custodiva nello scatolino col quale era arrivata dall’America.
Ciò avveniva poiché nel vecchio duomo non vi era una cassaforte o un altro luogo sicuro per custodire gli ex voto.
Costruita la nuova Basilica, Pietro consegnò definitivamente la freccia all’arciprete.
Essa testimonia che anche nei barcellonesi che lasciavano la città, rimaneva viva la devozione al Santo patrono.
Il 20 gennaio (data di morte del Santo), si celebrano a Barcellona i solenni festeggiamenti che cominciano in mattinata.
Alle ore 11.00 si celebra la messa solenne, presieduta dal vescovo e da tutti i sacerdoti della città alla presenza delle autorità civili e militari.
Per questa celebrazione la Basilica è gremita di fedeli, molti dei quali rimangono in piedi per la mancanza di posti a sedere.
Intorno alle 15.30, ha inizio la processione che attraversa le vie della parrocchia, in origine costituite solo da quelle del centro storico.
Oggi, essendosi notevolmente ingrandita la città, la processione percorre ogni anno vie diverse, cercando di attraversare oltre che le semplici strade, anche le varie realtà cittadine.
Al rientro in Basilica, viene celebrata l’ultima messa della giornata nella quale, fino ad alcuni anni fa, veniva fatto baciare il braccio reliquiario.
Fino a tarda sera, nella Basilica vi è un afflusso continuo di fedeli provenienti anche dai paesi limitrofi e desiderosi di salutare il Santo.
Durante questa giornata, anche le strade e la piazza antistante la basilica sono gremite di persone che si soffermano tra le bancarelle, prediligendo quelle in cui si produce la giaurrina.
Questo dolce tipico, retaggio della dominazione araba, è composto da miele e zucchero e si prepara manualmente, appendendo la giaurrina filante ad un chiodo e rigirandola più volte.
Successivamente, viene modellata in varie forme (solitamente a treccia) ed infine impacchettata e venduta.
Il fatto che si modelli al chiodo, è una chiara allusione al martirio subito da San Sebastiano.
Tornando alle raffigurazioni del Santo martire presenti in Basilica, non va infine dimenticata, la bella vetrata policroma della facciata principale, eseguita in memoria di Jack Pancaldo dal Maestro Alessandro Grassi.
In essa il Santo è raffigurato con le frecce che gli trafiggono il corpo e con ai piedi le palme del martirio e l’armatura dismessa.
Alle sue spalle vi è un paesaggio collinare in cui si intravedono alcune rovine.
Due angeli sovrastano il suo capo reggendo tra le mani una corona di alloro che simboleggia la vittoria della fede.
Nonostante San Sebastiano sia il patrono di Barcellona, in nessun’altra chiesa cittadina sono presenti statue o dipinti in cui figura il Martire.
Il suo culto rimane dunque circoscritto alla sola Basilica minore a lui intitolata.
SALVATORE SCILIPOTI.




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