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Quando nella pestilenza ci si affidava ai Santi. Santi medici e taumaturghi

Nel momento della malattia un tempo la lontananza tra l’umano e il divino si accorciava; con la divinità, o la santità si instaurava una comunione che spingeva ad invocare la protezione dal dolore e dal contagio e spesso portava alla dichiarazione di un voto o di un dono. Il fedele era spinto ad intrecciare un forte rapporto tra religiosità e intervento terapeutico. Credeva che il Santo avesse specialità curative in stretta connessione con il martirio subito o con un miracolo compiuto.

Oggi, In occasione delle epidemie, non sono molti coloro che hanno fede che un intervento miracoloso possa proteggere dal contagio. In passato a Barcellona Pozzo di Gotto per ricevere la protezione dalle pestilenze venivano invocati i Santi Sebastiano (che divenne patrono della città in seguito alla pestilenza nella seconda metà del XVI secolo, in sostituzione del Santo orientale Nicola, il cui culto era stato diffuso nel territorio dai monaci basiliani di Gala), Rocco, Cristoforo, Rosalia e Rita. A Castroreale si credette che la cittadina fu preservata dalla peste del 1854 dall’intervento del Cristo lungo.

A S. Rocco - pellegrino francese di Montpellier, vissuto nel XIV secolo e invocato nelle pestilenze - sono dedicate le chiese di Nasari e di Calderà; inoltre in Basilica una tavola della seconda metà del XVI secolo, attribuita a Cesare Di Napoli, lo raffigura tra San Paolino (o S. Nicola) e S. Caterina d’Alessandria. E’ dipinto anche in una tempera su tavola, di ignoto dell’inizio del XVII secolo, che si trova nella Chiesa di S. Maria Assunta di Pozzo di Gotto.

S. Cristoforo, come S. Sebastiano, fu martirizzato con delle frecce. Un suo quadro della fine del XVI secolo, in cui reca sulle spalle il Bambino, si conserva in Basilica; egli protegge, oltre che dalla peste, anche da incidenti di viaggio e da uragani.

A S. Rita, invocata contro l’epidemia, è dedicato un quadro nella chiesa del Crocifisso. A S. Rosalia (invocata a Palermo nella peste del 1624) era intitolata una chiesa patronale in un vicolo di Via Umberto I°, ormai scomparsa. Un suo quadro di ignoto del XVII secolo è custodito nella sagrestia della Basilica. S. Diego D’Alcalà, frate minore spagnolo, è raffigurato in un quadro del 1650 di Petro Cannata, conservato nella chiesa del convento di S. Antonino. Autore di prodigi, il Santo assisteva gli appestati.

La guarigione da varie malattie era affidata ai Santi medici, che assicuravano ai malati la cura medica, usando strumenti e farmaci naturali (una pipa con cannello veniva utilizzata per far inalare miscele di erbe con effetto narcotico e anestetico).

S. Vito, patrono di Pozzo di Gotto (una statua in marmo di stampo manieristico, della seconda metà del XVI secolo, proveniente dalla chiesa di S. Vito – oggi sconsacrata e adibita ad auditorium -, è custodita nella chiesa di S. Maria Assunta) guariva dalle malattie psichiche, letargia, epilessia, idrofobia, corea (malattia nervosa che provoca movimenti incontrollati, per cui si parla di ballo di S. Vito). Proteggeva i ballerini, i muti, i sordi e curava anche dai morsi delle bestie velenose.

Risale al XIV secolo la primitiva chiesa, posta accanto al municipio, dei Santi Cosma e Damiano, i due fratelli gemelli medici orientali, che sono raffigurati in un olio su tela dedicato alla Madonna dell’Itria, conservato nella chiesa di Gesù e Maria di Pozzo di Gotto. Essi erano detti anargiri (senza argento), perché operavano senza farsi pagare.

Ad Antonio Abate, santo orientale che guarisce da infiammazioni (herpes) della pelle - i cosiddetti fuochi di S. Antonio - è dedicata la chiesa del quartiere S. Antonio.

S. Biagio di Sebaste (Armenia), protettore dal mal di gola – che salvò un bambino soffocato da una lisca di pesce -, è venerato nella chiesa di Gesù e Maria con un quadro (attribuito a Filippo Iannelli) in cui, vestito con ricchi paramenti da vescovo, dà un panino ad una bambina. I panuzzi di S. Biagio si distribuiscono nella chiesa di San Giovanni il 3 febbraio. Una statua in legno del Santo, di impronta manieristica (proveniente da una chiesa di Gurafi, travolta da un’alluvione), si trova nella chiesa di S. Venera. Un olio su tela in cui sono raffigurati S. Biagio e S. Lucia (protettrice della vista), con la Vergine e il Bambino al centro in alto, si conserva nella chiesa di S. Maria di Oreto. In un olio su tela, proveniente dalla chiesa dei Basiliani e collocato nel catino absidale della Basilica, sono raffigurati San Biagio e San Nicola, vescovi, insieme ai giovani santi Vito siciliano e Apollonia egiziana (che protegge dal mal di denti), con al centro in alto la Sacra Famiglia.

Il santo taumaturgo, la cui devozione è molto sentita a Barcellona Pozzo di Gotto, è S. Francesco di Paola, vissuto nel XV secolo. Egli aveva parenti (forse i nonni) nella famiglia Alessi (o Alesci) di Pozzo di Gotto, che allora faceva parte del comune di Milazzo. Qui fece costruire un convento e una chiesa, che furono ampliati nel corso del XVIII secolo. Secondo una leggenda venne nel nostro territorio per far visita ai parenti. A Barcellona, oltre la chiesa, è a lui dedicato un quartiere. Curò paralitici, lebbrosi, ciechi, indemoniati. Liberò alcune città francesi dalla pestilenza. Fondatore del Terzo ordine dei Frati minimi, nel 1943 fu proclamato da Papa Pio XII “Patrono della gente di mare della nazione italiana”. Una statua in marmo, che lo raffigura mentre su un mantello attraversa lo Stretto di Messina, è stata collocata qualche anno fa sul lungomare di Spinesante.

Gino Trapani

 
 
 

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