Nigra sum, sed formosa
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- 6 set 2020
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Per partecipare alla festa della Madonna nera, per voto o per devozione, i fedeli - quest’anno con le mascherine e non in massa, a causa del coronavirus - accorrono a piedi al Santuario di Tindari non solo dal comprensorio tirrenico, ma anche dal versante ionico (da Mandanici, Antillo, Taormina, ecc.). Essi attraversano i Peloritani lungo dei sentieri - che nel medioevo sono stati resi praticabili dai monaci basiliani - e poi scendono lungo il torrente Termini e percorrono la litoranea fino ad Oliveri, da dove si arrampicano sui tornanti da cud’a vulpi fino alla cima del promontorio. A monte di Bafia, quasi a metà del cammino, esistono ancora i resti di un metochio basiliano dedicato a S. Venera, (dipendente dal Monastero di Gala), che sorgeva nel cosiddetto Bosco di Santa Venera.

Una leggenda vuole che la statua di legno nero sia stata trasportata per mare dall’oriente, approdando sulla spiaggia di Marinello, probabilmente durante il periodo della iconoclastia. Seconda un’altra tradizione la Madonna nera sarebbe stata portata dalla contessa Adelasia al suo ritorno in Sicilia da Gerusalemme, dove era stata ripudiata dal secondo marito Baldovino di Fiandra. Nel ritirarsi in convento a Patti, nel 1118 Adelasia avrebbe fatto dono della statua nera alla chiesa edificata sul promontorio di Tindari. La contessa (che in precedenza, durante la sua reggenza, dopo la morte del primo marito, il normanno conte Ruggero, aveva fatto educare il figlio Ruggero II° dai monaci basiliani) era legata al nostro territorio, tanto che aveva fatto seppellire l’altro figlio Simone, morto dodicenne nel 1106, nella chiesa annessa al Monastero di S. Maria di Gala (o del Latte), rifondato l’anno prima con un suo Diploma.
La scritta in latino Nigra sum, sed formosa è la traduzione letterale del passo del Cantico dei cantici, in cui la regina di Saba dice: Io sono negra, ma graziosa. L’espressione attribuita alla Madonna ha dato origine a varie interpretazioni, in quanto si addice ad una donna innamorata e non si concilierebbe con la illibatezza della vergine, madre di Cristo. Secondo alcuni, il colore nero della Vergine potrebbe alludere a un segreto di natura esoterica. Dietro il volto scuro di Maria si celerebbe una concezione, secondo la quale la Madonna sarebbe un archetipo della femminilità: il nero alluderebbe al buio del grembo materno, utero gestatorio da cui nacque il mondo, dove si compie il mistero della riproduzione. La Madonna nera potrebbe essere la trasfigurazione dei culti di epoca precristiana, quando divinità ctonie, come Iside, Demetra o la figlia Proserpina venivano rappresentate nelle tre fasi della donna: vergine, madre che allatta e donna matura. (Il culto pagano della Gran Madre in Sicilia è stato trasformato nella devozione alla Madonna della Provvidenza, la quale è rappresentata con delle spighe di grano).

A Barcellona Pozzo di Gotto il culto della Madonna nera è legato alla presenza basiliana. Infatti l’8 settembre viene portata in processione dai fedeli (tranne quest’anno) la statua - nella versione moderna di Matteo Trovato – che un tempo si conservava nella chiesa annessa al monastero settecentesco dei basiliani, dove i monaci si trasferirono da Gala alla fine del XVIII secolo. Un’altra statua della Madonna nera è oggetto di culto in un altare laterale della chiesa di Gala, toponimo che trae origine da Galaktotrofousa (Madonna del latte), raffigurata in molti quadri con il seno scoperto nell’atto di allattare il Bambino.

In Europa in molti luoghi si venerano Madonne nere, come la Madonna di Monserrat di Barcellona di Spagna, o quella di Czestochowa in Polonia. Il volto nero ha anche la Madonna di Lujan, patrona dell’Argentina. Tale culto era associato talvolta alla presenza di ordini religiosi, i quali aderivano ad una visione esoterica analoga a quella sopra descritta, che non era condivisa dalla chiesa ufficiale e per questo venivano emarginati. Anche i greci basiliani non erano ben visti dalla Chiesa di Roma, che li considerava ortodossi e cercò di limitare la loro influenza sui Normanni e sugli altri popoli che hanno dominato nei vari secoli in Sicilia e in tutto il meridione. Un tempo si diffuse la notizia della presenza nel nostro territorio di Arnaldo da Villanova, medico, alchimista, escatologo e teologo catalano, il quale nei primi anni del XIV secolo, insieme alla vedova di Nicolò Palazzi, avrebbe ottenuto in enfiteusi il metochio basiliano di S. Elia di Oliveri Scala, che dipendeva dal Monastero di Gala …
Gino Trapani
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