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La visilla

La doppia processione del Venerdì Santo perderebbe gran parte del suo fascino (che attrae emigrati e forestieri) senza i cori dei visillanti dietro le varette. La denominazione “visilla” deriva dalla trasformazione dialettale in femminile singolare della parola iniziale dell’Inno alla Croce di Venanzio Fortunato “Vexilla Regis prodeunt etc.”, che in latino è un neutro plurale (i vessilli del Re avanzano vittoriosi). La sua nascita a Pozzo di Gotto risale al 1600, epoca in cui nella chiesa di Gesù e Maria fu fondata la Confraternita di S. Eusenzio, santo di origine orientale, il cui culto fu diffuso dai basiliani, che allora risiedevano nel monastero di Gala. La loro presenza nel territorio è testimoniata anche dalla chiesa della Madonna dell’Itria. La visilla di Barcellona risale all’ottocento ed è nata per spirito di emulazione e di competizione.

E’ un canto corale, la cui struttura è stata studiata dalla musicologa Giuliana Fugazzotto, la quale ha evidenziato le differenze tra i due modi di cantare a Pozzo di Gotto e a Barcellona: il vibrato nei cantori pozzogottesi è omogeneo (e intimo nel rivolgersi a Dio), mentre è estremamente vario nei visillanti barcellonesi, a testimonianza dell’indole più chiassosa di questi ultimi.

Le parole latine sono pronunziate dai cantori, anche se prevalgono nettamente i vocalizzi. Il canto trasforma il testo, che è un inno alla vittoria di Cristo sulla morte e sul peccato, in un vero e proprio dolidoli (o nenia funebre). I vocalizzi dei visillanti – più che il canto basiliano – riecheggiano le saetas andaluse (indizio della ascendenza “barocca” e spagnolesca di una parte dell’anima barcelgottese), i cui ritmi si sono mescolati con le nenie popolari (di origine araba?). L’intensità del canto varia in ragione della capacità dei vari cori di colorire il “lamento”.

La nostra visilla è stata inserita nel progetto regionale I World - REIL (Registro delle Eredità Immateriali Locali in Sicilia).

Alcuni anni fa la Pro Loco “Manganaro” ha patrocinato insieme al Comune il gemellaggio delle Confraternite e dei visillanti della nostra città con la Real Maestranza di Caltanissetta. Un gruppo di visillanti ha partecipato a raduni di cantori nelle città di Crema, Como, Villa Olmo, Mestre, Chioggia, Caltanissetta. Un Coro ha cantato la visilla nella Didone, Adonais, Domine di Emilio Isgrò.

Gino Trapani

Testo latino dell’Inno alla Croce di Venanzio Fortunato (VI secolo d. C.) con traduzione a fronte


Vexilla Regis prodeunt, I vessilli del Re avanzano,

Fulget Crucis mysterium Risplende il mistero della Croce

Qua Vita mortem pertulit Per cui la Vita sopportò la morte

Et morte vitam pertulit. E con la morte portò innanzi la vita.

Quo vulnerata lanceae Ferita dalla punta crudele

Mucrone diro, criminum Della lancia, per lavarci

Ut nos lavaret sordi bus Dalle sozzure dei peccati

Manavit acqua et sanguine Sgorgò d’acqua e sangue.

Impleta sunt quae concinnit Compiute sono le cose che profetò

David fideli carmine Davide con canto di fede

Dicendo nationibus: Dicendo alle nazioni:

“Regnavit a ligno Deus”. “Dio regnò dal legno”.

Arbor decora et fulgida, Albero glorioso e fulgido,

Ornata Regis purpura Ornato della porpora del Re,

Electa, digno stipite Scelto, con tronco degno

Tam sancta membra tangere. Di toccare membra così sante.

Beata, cuius brachiis Beato, dalle cui braccia

Pretium pependit saeculi, Pendette il riscatto del secolo,

Statera facta corporis Fatto bilancia del corpo,

Tulitque praedam Tartari. E strappò la preda del Tartaro.

O Crux, ave, spes unica, O Croce, ave, speranza unica,

Hoc Passionis tempore In questo tempo di Passione

Piis adauge gratiam Accresci la grazia ai pii

Reisque dele crimina. E cancella ai rei le colpe.

Te, fons salutis, Trinitas, Te, Trinità, fonte di salute,

Collaudet omnis spiritus; Lodi ogni spirito:

Quibus Crucis victoriam A coloro ai quali la vittoria della Croce

Largiris, adde premium. Tu elargisci, aggiungi il premio.

NOTA - Le parole latine sono realmente pronunziate dai cantori, anche se il canto è costituito dai vocalizzi.

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