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La devozione nei confronti di Sant'Antonio di Padova

Aggiornamento: 23 giu 2020

“Sant’Antuninu amatu e sempri amatu, amatu di la Vergini Maria”, inizia così una delle più belle preghiere in vernacolo cantate al Santo dei miracoli. Stiamo parlando di Sant’Antonio da Padova, così come lo conoscono nel resto del mondo, ma per i barcellonesi è semplicemente e familiarmente “Sant’Antonino”. Un caro amico, un fratello, un confidente, il santo cui affidarsi, cui confidarsi, cui rivolgersi per ogni necessità. Lui c'è sempre. È lì con il bambin Gesù in braccio. Ti aspetta. Ti ascolta. Ti rassicura. Il bel viso leggermente rivolto a destra sembra sorriderti. Ti infonde serenità. Da ben quattro secoli, in questi giorni, si ripete tutta la bellezza di una devozione tanto antica quanto forte. Una devozione che si tramanda di padre in figlio. Anche quest'anno, nel rispetto delle vigenti normative anticovid, i fedeli si recano in pellegrinaggio al santuario per recitare la Tredicina, preghiera devozionale composta nel 1233 da fra Giuliano da Spira, cantata nella Basilica del Santo a Padova e in moltissime chiese sparse nel mondo intero. Non è raro incontrare devoti vestiti con il tradizionale “saio votivo” che viene benedetto durante la messa iniziale del 31 maggio, quest'anno celebrato nel cortile. Grande assenza sarà la processione del simulacro che, a causa dell'emergenza covid-19 non si terrà. La processione, con le sue oltre 5 ore di cammino, è sicuramente la più lunga della città, superando persino quella delle Vare del Venerdì Santo. Ad ogni passo il simulacro è fermato dai devoti che si avvicinano per omaggiare il Santo. C'è chi impronta fuochi d’artificio e chi lancia petali dai balconi, per l'occasione agghindati a festa con capi di corredo antichi e preziosi. In ogni strada non manca l’atteso grido “Evviva Sant’Antonino”, seguito da uno scroscio interminabile di applausi. In molti seguono la vara nella speranza di poterla spingere almeno qualche passo. Davanti alle porte spalancate delle case si accalcano famiglie intere, bambini, giovani, anziani, malati. Nello sguardo di tutti il tremulo luccichio della speranza nella fede, dell’affidare le proprie necessità al Santo. E, poi, la messa serale, celebrata nel cortile. E i fedeli che accompagnano il rientro del simulacro in chiesa e non vogliono più andare via, continuando a cantare e pregare, fino a tarda notte. Ecco tutto quest’immenso tripudio di fede quest'anno non ci sarà. Un'assenza al cui pensiero il cuore si rattrista perché la processione del Santo dei Miracoli è la più attesa. Chi ha visitato il convento in questi giorni e ha respirato i versi della Tredicina, sa bene che sarà solo un assenza materiale, perché Sant’Antonino il 13 giugno visiterà ugualmente il suo quartiere. Passerà nelle nostre strade, entrerà nelle nostre case, si soffermerà ad ascoltare le nostre preghiere, le nostre necessità. Basterà solo chiudere gli occhi per vederlo e sentiremo il nostro cuore esultare “Evviva Sant’Antonino!”.


Francesca Romeo


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