Il vanto della dignità
- Amministratore
- 1 mag 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 20 mag 2020
La nostra è un’epoca di rapidissime trasformazioni, che – in una società globalizzata - provocano soprattutto la perdita dei valori e l’inquinamento linguistico, a cui si tenta di porre argine lanciando appelli per la difesa dell’identità e delle “radici”. Anche nella nostra città in omaggio alla tradizione negli ultimi decenni sono sorti due Musei della civiltà agricolo – pastorale (Cassata e Jalari), che molti ci invidiano, e sono state realizzate (dalla Pro Loco “Manganaro”, da altre associazioni e dall’assessorato comunale alla cultura) iniziative per promuovere la conoscenza del patrimonio architettonico e immateriale e per valorizzare la genuinità dei prodotti locali (la cucina casalinga, la dieta mediterranea, etc.).
Non si è operato, però, con altrettanto zelo, per far acquisire consapevolezza della nostra storia cittadina a tutti i barcellonesi e specialmente ai giovani, da parte delle famiglie e delle agenzie educative, dalle quali (salvo rarissimi casi) non viene programmata un’attività didattica volta a diffondere l’educazione civica e lo studio della storia e della geografia del territorio, né vengono evidenziati i “punti di forza” che (fino a qualche generazione fa) hanno consentito alla nostra comunità di essere ammirata ed emulata tra le altre comunità della provincia e della Sicilia.
Tali punti di forza si possono riassumere nella laboriosità, nello spirito di intraprendenza e soprattutto nel senso della dignità, che costituiva un vanto e consisteva nell’osservanza dei doveri. Nella nostra storia spirituale il principale vanto è stata la capacità di realizzare l’unione e la cooperazione tra i cittadini, che un tempo era sostenuta da un sano individualismo (non narcisistico, o buddraci), che era accompagnato dal senso della misura e dall’autoironia. Tali doti i nostri antenati (della generazione del giurista Francesco De Luca, dello storico Filippo Rossitto e del musicista Placido Mandanici) hanno dimostrato di possedere in particolare nel 1836, quando pozzogottesi e barcellonesi – bandendo ogni campanilismo - hanno dato vita ad una sola entità cittadina, la cui ricchezza è costituita dalle diversità, che convivono in una sorta di concordia discors, che si può ritrovare anche nel modo di sentire e praticare la religiosità nella Sumana Santa e nel cantare la visilla.
Conoscere la propria identità contribuisce a non lasciarsi ammaliare dalle sirene del consumismo e della globalizzazione omologante e a isolare ciò che è inferno. E’ un cammino difficile che dovrebbe essere percorso seguendo soprattutto i principi della costituzione e le norme di autoregolamentazione: confrontare i valori proclamati con i comportamenti quotidiani; dare la preminenza a ciò che non vogliamo essere; provare orrore verso l’ipocrisia e smascherare l’ambiguità delle parole, che sono tradite (nell’accezione che Vincenzo Leotta dà nel suo primo libro di poesia Le parole da noi tradite) dai saltimbanchi della comunicazione; dedicare almeno quindici minuti al giorno al silenzio e alla meditazione …
Gino Trapani
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