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Il talento barcellonese di Mario Miano: costruisce un ponte nel bresciano a 40 metri d'altezza

Bisogna dare i giusti meriti e rivolgere grande attenzione alle “eccellenze” della nostra città, che spesso operano nell’assoluto silenzio e con umile abnegazione. Uno di questi è un ingegnoso artigiano, che vive e opera sulla bassa collina di Maloto, nel cui circondario è situato il ben conosciuto Parco Museo Jalari nato grazie all’ingegno dei fratelli Mariano e Salvatore Pietrini e della famiglia Giorgianni.

Mario Miano è un fabbro nato cinquantadue anni fa nella vicina Castroreale, ma da sempre residente nella nostra Città. Nel corso degli anni ha affinato le tecniche di lavorazione dei metalli tanto da raggiungere la maestria d’un “mastro ferraio”. E’ quindi capace di spaziare dal decoro artistico, creando design originali, specializzandosi nei lavori architettonici/artistici, realizzando cancelli decorativi etc., sia nel lavoro industriale e anche nelle capacità di organizzare e gestire commissioni speciali di alta professionalità. Ed è proprio di una “commissione speciale” che vogliamo parlare, l’incarico di realizzare un ponte in particolari condizioni ambientali, in un luogo sconosciuto, con difficoltà di approvvigionamento dei materiali, senza grandi veicoli di trasporto e lavorazione tipico per una piccola impresa artigianale. Il tutto lavorando sospeso a circa 40 metri di altezza. Viena da pensare che attendiamo da nove anni la realizzazione di un ponte a Calderà distrutto dalla piena del torrente Longano durante l’alluvione del novembre 2011 ad una semplice campata di venti metri circa.

Il ponte sul torrente Palobbia, realizzato in pietra durante la Prima Guerra mondiale che collegava la città di Ceto, un piccolo Comune di circa 2.000 anime nella Val Camonica in Provincia di Brescia, con la Val Paghera, crollò nel giugno 2013. Il manufatto consentiva il collegamento con le Case di Val Paghera, che si trovano all’interno del Parco Regionale dell’Adamello, e rappresentava un importante cammino che ogni anno viene percorso da decine di migliaia di appassionati del turismo montano. Per sopperire a tale mancanza nel dicembre del 2014, come accaduto a Barcellona, venne posizionato un ponte provvisorio tipo Bailey, una tipologia di ponte prodotto nella seconda guerra mondiale per sostituire i ponti distrutti durante le operazioni belliche, realizzato con elementi modulari, in genere travi reticolari in acciaio ed impalcati con assi di legno, che ne permettono una grande velocità di montaggio e smontaggio. Il manufatto era stato allestito grazie ai volontari del Gruppo di Protezione Civile Genieri Lombardia e al finanziamento dell’Enel Green Power. Nel 2019, terminata la fase progettuale, condivisa con la Soprintendenza e il Parco dell’Adamello, è stato avviato l’iter dell’appalto e la gara è stata vinta dalla ditta Mario Miano di Barcellona Pozzo di Gotto. Nella sua officina, Miano ha iniziato la predisposizione di tutta la struttura in acciaio e a maggio 2019 l'ha trasportata a Ceto, insieme a tutta la carpenteria. Al termine del periodo estivo, alla fine del mese di settembre 2019, quando il ponte Bailey provvisorio aveva terminato il suo compito, consentendo ai cittadini di Ceto di trascorrere le loro vacanze presso le proprie cascine e ai turisti di transitare per le loro escursioni, è stato avviato il cantiere per la posa del nuovo manufatto e la rimozione di quello esistente. L’opera da realizzare si è presentata assai complessa a causa del luogo impervio e una strada di montagna che limita il trasporto dei mezzi pesanti. Anche per questo motivo è stato anche utilizzato un elicottero per il trasporto di alcune parti della struttura.



Nonostante le difficoltà causate dall’impervia viabilità di montagna e dagli spazi ristretti nell’aria di cantiere, il nostro concittadino ha lavorato senza sosta, dimostrando grandi capacità organizzative ed attaccamento al lavoro, e una grande ingegnosità, con la messa a punto di un particolare carroponte da lui ideato per la rimozione del ponte Bailey. I lavori non sono stati sospesi neanche durante le rigide giornate d’inverno e neppure nel mese di febbraio, quando a causa del Covid-19 proprio la Lombardia è stata investita dalla sua forte diffusione del virus. Solo quando si è fatta concreto l'ipotesi di un lungo lockdown, gli operai presenti nel cantiere hanno chiesto di ritornare a casa per stare vicini alle loro famiglie e Miano non si è opposto, comprendendo le preoccupazioni dei suoi collaboratori. Lui però non si è arreso, rimanendo nel cantiere e grazie all’aiuto di maestranze locali, che hanno dato la loro disponibilità, utilizzando tutti i dispositivi di prevenzione al contagio, è riuscito a portare a termine le opere, rispettando il cronoprogramma. Il nuovo “Ponte Lungo” ha una lunghezza di circa 40 metri, con una larghezza netta della carreggiata pari a 4,50 metri con un’unica corsia di transito per gli automezzi ed una corsia con passaggio pedonale. Sul lato destro del ponte è stata realizzata una “capanna camuna”, tipica struttura rupestre di quelle zone, dove all’interno sono state posizionate le immagini del ponte crollato, la posa in opera di quello provvisorio e tutte quelle che riguardano le fasi di costruzione dell’attuale.

Ad opera ultimata, nell’aprile del 2020, il sindaco di Ceto Marina Lanzetti e la Giunta comunale hanno ritenuto opportuno conferire Mario Miano l’attestato di Benemerenza Civica con la seguente motivazione: “per l’impegno, la dedizione, la capacità, la grande umanità dimostrata e quale RINGRAZIAMENTO per il grande lavoro svolto, che ha consentito di riconsegnare ai cittadini di Ceto un nuovo ponte definito entro i tempi prefissati. Il conferimento delle benemerenza civica vuole attestare la profonda stima che nel tempo il sig. Miano Mario ha saputo meritarsi, lavorando con impegno ed esprimendo in ogni momento una umiltà e gentilezza davvero unica”.

Sarebbe opportuno che anche la città di Barcellona Pozzo di Gotto esprimesse un encomio nei confronti di Mario Miano per aver meritato questo riconoscimento da parte della comunità di Ceto e per aver fatto apprezzare il lavoro e l’ingegnosità di un barcellonese anche nei quotidiani bresciani e della Lombardia.

Giuseppe Giunta

 
 
 

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