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Dossier su Bartolo Cattafi

DATI BIOBIBLIOGRAFICI

Bartolo Cattafi (Barcellona P. G. 6 luglio 1922 – Milano 13 marzo 1979)

di Gino Trapani

Nato a Barcellona Pozzo di Gotto da una famiglia benestante il 6 luglio del 1922, dopo gli studi classici e la laurea in giurisprudenza ha operato saltuariamente nel settore giornalistico e pubblicitario. Stabilitosi a Milano, ha viaggiato in Europa e in Africa. Considerava la poesia una pura esigenza biologica. Vita e poesia sono state caratterizzate dal pendolarismo tra Milano e la Sicilia. Con la sua personalità raffinata e gentile si trovava a suo agio in entrambi gli ambienti rivelando una cosmopolita cittadinanza ideale.

A Barcellona nel 1942 da regista aveva messo in scena al teatro Mandanici “I nostri sogni” di Ugo Betti. Le sue prime poesie sono improntate ad un vitalismo misto a un sentimento della natura quasi carnale. Suo primo lettore fu Nino Pino Balotta, che lo presentò a Corrado Govoni e lo apprezzò anche quando fuggì dalla terra natale e si trasferì a Milano. Nel 1948 Cattafi vinse il suo primo premio al Concorso Pagine nuove, la cui giuria era presieduta da Corrado Govoni.

Nella città lombarda si è legato con sincera amicizia a Vittorio Sereni e ai poeti che si è soliti definire della Linea lombarda o della Quarta generazione, dei quali nel 1954 fu pubblicata a Varese una raccolta di liriche a cura di Piero Chiara e Luciano Erba. Sue poesie sono presenti anche nella rivista Il Verri di Luciano Anceschi. Per la Mondadori pubblica le prime raccolte di poesia: Nel centro della mano (1951) e Partenza da Greenwich (1955). Riceve per Le mosche del meriggio (1958) il Premio Cittadella. I suoi versi sono caratterizzati da un vitalismo misto a “nomadismo” e “maledettismo”, consono all’esistenzialismo degli anni cinquanta.

Riceve il Premio Carducci con Qualcosa di preciso (1961), una plaquette di 19 liriche, che rappresentano una svolta, con l’inizio del “viaggio nella metafora”. Vince il Premio Chianciano con L’osso, l’anima (1964), raccolta impregnata di kafkismo, considerata una delle opere più originali e significative di quegli anni.

Segue un periodo di silenzio poetico di circa otto anni, durante i quali Cattafi si dedica alla pittura (di tipo informale), sposa con rito civile Ada De Alesandri e si trasferisce a Mollerino (Terme Vigliatore), a pochi passi da Barcellona, nella casa colonica ristrutturata con i soldi ricavati dalla vendita all’Enel di un vasto appezzamento di terreno. Nel 1975 nasce la figlia Elisabetta e dopo il suo battesimo il poeta celebra il matrimonio con rito cattolico.

Nel 1971 riprende a scrivere versi e fa un viaggio a Lourdes come barelliere, forse nel desiderio di sciogliere, di fronte alla grotta di Massabielle, il mistero della ritrovata ispirazione a poetare.

Negli anni del silenzio poetico Cattafi ha messo alla prova le sue qualità pittoriche nel dipingere quadri in linea con l’arte informale, gestuale e materica. Giovanni Raboni (a proposito delle sue liriche più innovative, composte dopo il 1971) ha parlato di vicinanza alle “Combustioni” di Alberto Burri, da cui emerge un caos distruttivo.

La tecnica poetica cattafiana, non dissimile da quella informale pittorica (memore anche della condensazione delle “sintesi” futuriste), è giocata sulla compenetrazione tra ordine e disordine. Il gesto poetico (alla stregua degli artisti informali) si carica spesso di un significato duplice, assertivo e insieme azzerante. Cattafi esprime l’inconciliabilità tra il bisogno di credere e l’evidente insensatezza della vita, la differenza tra i valori della trascendenza e la brutalità delle cose.

La sua poesia si concretizza in un linguaggio che risente della sua attitudine visionaria. Il nomadismo del periodo giovanile si trasferisce sul piano metaforico tra tenebra e azzurro. Molteplici sono i temi principali: lo specchio e il doppio, la luce e il buio, la difficoltà dello sguardo, la cecità come metafora dell’incapacità percettiva e dell’impossibilità di afferrare e penetrare il reale, che risulta incomprensibile, caotico, privo di unità, mancante di un centro; la transitorietà dell’essere che vive immerso nella ganga, l’attesa dell’imprevisto, di cui la poesia è segno apparente (secondo una sua dichiarazione), i fantasmi dell’inconscio, i segni del vuoto e del silenzio, la catabasi al fondo della disperazione, il dolore, la morte, che giunge alla fine confortata dalla fede. Una Sicilia surreale, terra e mare di eccessi, è vista nelle sue contraddizioni, come una sirena dalle cui arti egli non si fa sedurre.

Nel 1972 pubblica L’aria secca del fuoco, nel 1975 La discesa al trono, nel 1977 Marzo e le sue idi, nel 1979 L’allodola ottobrina. Riceve altri Premi. Un’antologia di poesie cattafiane è pubblicata nel 1978 nell’Oscar Mondadori, a cura di Giovanni Raboni. Postumi vengono pubblicati Chiromanzia d’inverno e Segni. Altri versi sono stati pubblicati in brevi raccolte e su riviste, sia in vita, sia dopo la morte, avvenuta a Milano in seguito alla malattia di cancro il 13 marzo 1979. E’ sepolto nel cimitero di Barcellona Pozzo di Gotto, nella cappella di famiglia.

Nel 1990 la Mondadori ha pubblicato l’Antologia Bartolo Cattafi, poesie 1943 - 1979, curata da Giovanni Raboni e Vincenzo Leotta (ripubblicata nel 2001 come Oscar Mondadori). L’Editore Idola Novecento nel 2000 con il titolo di Ultime (premessa di Luigi Baldacci) ha ripubblicato L’allodola ottobrina e Chiromanzia d’inverno. Nel 2019 sono state ripubblicate Tutte le poesie, a cura di Diego Bertelli e Raoul Bruni. (g. t.)

OPERE

Nel centro della mano (1951), Partenza da Greenwich (1955), Le mosche del meriggio 1958); Qualcosa di preciso (1961), L’osso, l’anima (1964); L’aria secca del fuoco (1972), La discesa al trono (1975), Marzo e le sue idi (1977), L’allodola ottobrina (1979) e – postumi - Chiromanzia d’inverno e Segni;

Piccole raccolte: Il buio, Lame, Quattro poesie e quattro acqueforti, Ipotenusa, Nel rettangolo dei teoremi, 18 dediche, Se i cavalli ..., Dieci poesie inedite, Oltre l’omega, Occhio e oggetto precisi, Simùn. Alcuni reportages giornalistici, raccolti nel volumetto Le isole lontane, sono stati pubblicati da Nino Sottile. Opere pittoriche di Cattafi e Gigantografie di foto da lui scattate sono esposte nella Biblioteca comunale.

PREMI

Cattafi vince il “Concorso Nazionale Pagine Nuove per la poesia” nel 1948; Le mosche del meriggio, il Premio Cittadella, 1959; Qualcosa di preciso, Premio Carducci, Pietrasanta (Lucca), 1961; L’osso, l’anima, Premio Chianciano 1964; L’aria secca del fuoco, Premio Vann’Antò, Messina; Premio Sebeto, Napoli, 1972; La discesa al trono, Premio Mondello, Palermo; Il Ceppo, Pistoia, 1975; Marzo e le sue idi, Premio Vallombrosa; Finalista Premio Viareggio-Repaci, 1977; L’allodola ottobrina, Premio Gatti 1979 (postumo). Premio Sicilia per l’attività poetica e Chiromanzia d’inverno, 1983.

TRADUZIONI

Poesie di Cattafi sono state tradotte in undici lingue (fra parentesi il numero dei traduttori): (6) in inglese, (5) in francese, (4) in spagnolo, (2) in ungherese, (2) in tedesco, (1) russo, (1) in boemo, (1) in croato, (1) in svedese, (1) in danese, (1) in bielorusso, (1) in ucraino.

SAGGI CRITICI

Della sua poesia si sono occupati molti critici, tra i quali Carlo Bo, Silvio Ramat, Giacinto Spagnoletti, Ferruccio Ulivi, Marco Forti, Giovanni Raboni, Vincenzo Leotta, Giorgio Bàrberi Squarotti, Luigi Baldacci, Adele Dei, Paolo Maccari, Stefano Prandi, Giorgio Caproni, Andrea Cortellessa, Alfredo Luzi, Mario Luzi, Maria Luisa Spaziani, Paolo Ruffilli, Giuseppe Miligi, Giuseppe Amoroso, Sebastiano Addamo, Antonio Saccà, Melo Freni, Emilio Isgrò, Letterio Cassata, Rita Verdirame, Natale Tedesco, Carmelo Aliberti, Antonio Catalfamo, Sergio Palumbo. Giovanna Musolino, Antonio Spadaro, G. Savoca, A. Genovese, Pappalardo La Rosa, Silvia Fleires, Raoul Bruni, Diego Bertelli, ecc.

Monografie: Paolo Maccari, Spalle al muro; Stefano Prandi, Da un intervallo nel buio; Silvia Fleires, La parola illimitata di Bartolo Cattafi. Vincenzo Leotta è autore del libro L’inverno di Bartolo Cattafi e altri saggi; ha curato la biografia di Cattafi nell’Antologia di poesie 1943 – 79, pubblicata insieme a Giovanni Raboni. Diego Bertelli e Raoul Bruni hanno curato nel 2019 Tutte le poesie. Altri saggi: Ada De Alessandri, La spiritualità di Bartolo Cattafi; Carmelo Aliberti, Sul sentiero con Bartolo Cattafi, ecc..

La poesia di Cattafi è stata oggetto di tesi di laurea, tra cui spiccano Il segno apparente dell’imprevisto. La poesia di Bartolo Cattafi (2001) di Morena Rosciani, La poesia di Bartolo Cattafi di Massimo Gezzi, con cui vinse il Premio Montale nel 2002, Il bestiario di Bartolo Cattafi di Maria Greco (2008).

Tra gli Atti dei Convegni ricordiamo: Convegno di Acireale sulla poesia di Cattafi, a cura di Mario Grasso, Gruppo Ciclope (6-8 dicembre 1979); Gabinetto Vieusseux, Firenze, nel ventennale della morte, 1999; Viaggio verso qualcosa di preciso, a cura di Dario Tomasello (Università di Messina, 2004); Anniversario per Bartolo Cattafi, a cura di Adele Dei (Comune di Firenze, Gabinetto Vieusseux e Università, 2006); Atti di Convegni in occasione di otto edizioni (dal 1981 al 1999) del Premio Nazionale di poesia “B. Cattafi”, a cura di Gino Trapani.

Vincitori delle Edizioni del Premio Nazionale di Poesia “Bartolo Cattafi”:

Roberto Ducci, Libro di musica (1981), Vincenzo Cerami, Addio, Lenin (1982), Grytzko Mascioni, Poesia 1952 – 1982 (1985), Mario Grasso, Concabala e Paolo Ruffilli, Piccola colazione (ex aequo 1987), Renzo Modesti, Il testimone scomodo e Tilde Rocco, La consistenza del sogno (ex equo 1989), Dario Bellezza, Libro di poesia (1991), Vincenzo Leotta, Pittogrammi e Basilio Reale, Travasare il miele (ex aequo 1996), Giovanni Raboni, Quare tristis (1999), Milo De Angelis, Il tema dell’addio (2005), Franco Marcoaldi, Animali in versi (2006), Jolanda Insana, Tutte le poesie 1977 – 2006, (2008); nello stesso anno venne assegnato il Premio alla carriera a Maria Luisa Spaziani. In varie occasioni sono stati premiati anche gli artisti Nagasawa e Fugazzotto e i giovani poeti Catalfamo e Ajello. Hanno esposto i pittori Nino Leotti, Nino Abbate e Paolo De Pasquale.

RICONOSCIMENTI

L’unica opera presentata a Barcellona mentre Cattafi era in vita è stata Marzo e le sue idi, il 23 maggio 1977, a cura della Corda Fratres. L’amministrazione comunale due anni dopo la morte attribuì a Cattafi il primo riconoscimento con l’inaugurazione del busto in bronzo di Filippo Minolfi in piazza Duomo. Contemporaneamente fu organizzata la prima edizione del Premio Nazionale di Poesia intitolato al suo nome, con il sostegno di Melo Freni. Purtroppo in quarant’anni si sono tenute solo undici edizioni: 1981, 82, 85, 87, 89, 91, 96, 99, 2005, 2006, 2008. Rimane la pubblicazione di quattro volumetti degli Atti dei primi otto premi, in cui sono contenuti anche gli interventi critici sulla poesia di Cattafi da parte di membri delle Giurie e di professori invitati nelle varie occasioni.

La Provincia di Messina nel 2001 ha intitolato a Cattafi il Palazzo della cultura di Barcellona P. G., che da alcuni anni è stato trasformato in sede dell’Istituto superiore “Enrico Medi” (comprensivo – oltre che del Liceo scientifico - del Liceo classico “Luigi Valli” e dell’Istituto delle Scienze umane “XXIV Maggio” di Castroreale). La Provincia nel 2014 ha organizzato il primo Premio “Cattafi” per gli studenti, che non ha avuto seguito.

La Pro Loco “Manganaro”, oltre alle edizioni del Premio “Cattafi”, ha organizzato Convegni, Mostre e incontri anche con gli alunni, durante i quali sono state scelte e lette poesie cattafiane. Ha ricordato la figura del poeta nelle occasioni dei decennali o degli anniversari della nascita, della morte e della pubblicazione delle raccolte più significative. Ha vanamente dedicato due sit-in per ripristinare la base in acciaio del busto di Cattafi, opera di Filippo Minolfi (che è stata distrutta nello spostare il monumento dalla sua posizione originaria) e per chiedere all’amministrazione comunale di rimettere in vigore il Premio Nazionale di Poesia “B. Cattafi”.

La Pro Loco ha curato la collocazione di due targhe in plexiglass: una (POETA NOMADE TRA TENEBRA E AZZURRO) in via Gerone sul muro della casa in cui il poeta nacque e visse da fanciullo; l’altra accanto al Monumento ai caduti con la riproduzione della poesia “Cancro”.

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