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Barcellona Pozzo di Gotto tra natura, mito e storia

Il torrente Longano, che scende dai Peloritani verso la piana e la costa tirrenica, un tempo divideva le due comunità di Barcellona e di Pozzo di Gotto, che oggi sono unite mediante un viale, che ne ricopre l’alveo per quasi un chilometro. Il nome del torrente ricorda il sito archeologico siculo greco di Longane, che sorgeva sulle colline circostanti. Nella piana si sono svolti vari scontri militari, a causa della posizione strategica del territorio, il cui possesso era indispensabile per chi volesse impadronirsi delle Isole Eolie (che stanno di fronte) e dello Stretto di Messina, la città che per lungo tempo ha tratto gran parte della sua floridezza economica dalla commercializzazione dei prodotti della piana: tessili (seta, lino), ortofrutta (arance, essenze), vini, olio, commercio dei vitelli, artigianato, gastronomia, dolci, ecc.

La prima battaglia di cui si hanno notizie storiche (da Diodoro Siculo e Appiano) avvenne sulle sponde del Longano nel 269 a. C. tra i mamertini di Cione e i siracusani di Gelone II; essa fu il prodromo della prima guerra punica tra Cartaginesi e Romani per il possesso della Sicilia e del Mediterraneo. In epoca moderna la città fu la piazza d’armi nella battaglia garibaldina di Milazzo del 20 luglio 1860. Ultimi ad invadere le Terre del Longano e tutta la Sicilia sono stati gli alleati angloamericani nell’estate del 1943, dopo varie incursioni aeree che causarono molti morti tra i civili. A Spinesante essi allestirono un aeroporto militare, dove per circa due anni giungevano – tra l’altro – le mercanzie che diedero origine al mercato nero (e all’intrallazzu).

Barcellona Pozzo di Gotto si trova al centro di una pianura alluvionale, formatasi tra frequenti movimenti tellurici a eguale distanza dai pennacchi dei vulcani dell’Etna e dell’isola di Stromboli. Il territorio del comune si estende dalle cime dei monti Peloritani fino alle lunghe spiagge di sabbia e di ghiaia fine, che sono comprese tra le scogliere di capo Milazzo e del promontorio di Tindari. Qui fino ad alcuni decenni fa si svolgeva la pesca del tonno ed erano in funzione le tonnare di Oliveri, Salicà, Tonnarella, Calderà (villaggio di Barcellona Pozzo di Gotto) e Tono (villaggio di Milazzo).

La leggenda vuole che sulla costa pascolassero le vacche del dio Sole (fino a circa cinquanta anni fa in città si svolgeva il mercato bovario settimanale). Qui potrebbero essere sbarcati Ulisse e i suoi compagni dopo essere stati ospitati nell’isola di Lipari da Eolo, dio dei venti, come si racconta nell’Odissea di Omero. La tradizione storica riferisce che, quando i greci - a partire dall’VIII secolo a. C. - colonizzarono la Sicilia (considerata allora una America avant lettre), essi attirarono nella loro orbita culturale i preesistenti insediamenti siculi di Abaceno e Longane, che erano situati sulle colline che fanno corona al comprensorio della piana. Successivamente il territorio della fascia costiera tirrenica nord orientale della Sicilia fu chiamato “mamertino” per la presenza dei soldati di Marte, mercenari venuti dalla penisola. “Mamertino” viene ancora oggi denominato un vino pregiato della zona tra S. Lucia del Mela e Oliveri.

Dopo la conquista romana e le varie invasioni barbariche, per tutto il medioevo la cultura e la religiosità delle contrade sono state profondamente contrassegnate dalla presenza del Monastero basiliano della Madonna del latte (in greco Galaktotrofousa), che - dopo la parentesi araba - fu ricostruito nel villaggio medioevale di Gala (per volontà di Ruggero il Normanno, morto qualche anno prima) dalla moglie Adelaide del Vasto con Diploma del 1105 (come è stato ricordato dalla Pro Loco “Manganaro” nel 2005 in occasione del 900° anniversario della rifondazione). Di esso si possono ancora ammirare i ruderi e ciò che resta del Campanile della Chiesa. Fino all’epoca della Controriforma in molte chiese del circondario si celebrò in rito greco.

Nei vari secoli popolazioni nordiche e spagnole si mescolarono con le comunità greche, latine, arabe ed ebraiche, già presenti nel territorio.

I primi nuclei storici di Pozzo di Gotto e Barcellona risalgono al XV° secolo, quando - al seguito di Pietro d’Aragona, re di Trinacria, che (nella guerra del Vespro) aveva cacciato gli Angioini dalla Sicilia - si sono stanziati nella piana coloni aragonesi e catalani, alla cui presenza si fanno risalire le radici spagnole e la denominazione di Barcellona, anche se è datato 1522 il primo documento in cui è citata la contrada di Barsalona, che allora faceva parte del comune di Castroreale (fondato nel 1324), dal quale i barcellonesi si resero autonomi nel 1815. Pozzo di Gotto – che faceva parte del comune di Milazzo - era diventato comune autonomo nel 1639 con il titolo di Libera et regalis civitas Putei de Gotho (nome di una insigne famiglia messinese, che aveva un pozzo tra i suoi possedimenti nella piana). L’unione delle due comunità, per secoli divise dal torrente Longano, ma congiunte per posizione ed interessi sociali ed economici, fu sancita nel 1836. Da allora la cittadina è la più popolosa della provincia di Messina.

Lo spirito della popolazione nel corso dei secoli è stato temprato da una serie di vicissitudini e di ferite (guerre, invasioni, carestie, alluvioni, terremoti, governi rapaci), che non sono state del tutto rimarginate, anzi, per certi aspetti, si sono aggravate dopo l’Unità d’Italia. Infatti l’entusiasmo e le aspettative che erano state suscitate nel 1860 - in quasi tutti gli strati sociali - da Garibaldi e dalla Spedizione dei Mille, sono state smorzate e spesso deluse dai governi dello stato unitario, facendo invece sorgere spinte separatiste.

A connotare il modo di essere dei siciliani che abitano in questa parte nord orientale dell’isola sono il senso dell’ospitalità (che nasce dalla tradizionale convivenza di culture diverse) e la capacità di sdrammatizzare le proprie disavventure con l’ironia e il sorriso (attitudine di molti siciliani, che fu individuata già da Cicerone, come egli ha scritto nel De signis, una delle Verrine).

Tali virtù però talvolta sono accompagnate dalla diffidenza e dall’apprensione, nonché dalla ipertrofia dell’io, la quale purtroppo può spingere ad assumere atteggiamenti di irrisione mordace o di arroganza, anche di tipo mafioso. Ma il connotato che caratterizza la popolazione di Barcellona Pozzo di Gotto è la concordia discors, cioè la capacità di saper considerare la diversità una ricchezza.

Chi visita oggi Barcellona Pozzo di Gotto, scopre una Sicilia passionale e sanguigna, che mostra una grande carica di umanità e di attaccamento alle tradizioni familiari e sociali, oltre che religiose. Scopre anche i colori forti e i profumi delle colline e della piana, che si mescolano con i sapori e gli odori della cucina e della pasticceria barcellonese. Ampie spiagge di sabbia (Cantoni, Spinesante, Calderà, Cicerata) sono fruibili dai turisti, insieme ai panorami suggestivi che si godono dalle colline, le quali costituiscono un patrimonio naturale ancora incontaminato, con oasi di pace tra vegetazioni intense e valli vergini (Migliardo, Maloto, Femminamorta), presso villaggi medioevali, adagiati sulle basse pendici dei Peloritani (Gala, S. Paolo, Cannistrà, Acquaficara, Centineo, Portosalvo), non lontano da siti archeologici (abitati sin dal V° millennio avanti Cristo) e da necropoli di età del bronzo e del ferro (Pizzo Lando, Cavalieri, Maloto, Acquaficara).

I basiliani hanno diffuso nel territorio il culto di molti santi italo greci (Venera, Andrea, Nicola, Biagio, Basilio, Bartolomeo, Filippo, Eusenzio, Cosma e Damiano), oltre che della Madonna del Latte (o delle Grazie) e dell’Itria, guidatrice dei monaci venuti dall’oriente, intorno alla cui chiesa è sorto il villaggio di Panteini, primitivo nucleo di Pozzo di Gotto. Oggetto di culto particolare è ancora oggi S. Venera, che secondo la leggenda era originaria del luogo; a lei è consacrato il Tempietto rupestre antistante alla Grotta, sulla cui architrave c’è lo stemma dei monaci basiliani. Nel territorio resistono all’usura del tempo alcune Torri di avvistamento, tra le quali la Torre di Nasari (XIII secolo), che sorge in posizione strategica sulla collina alle spalle del villaggio di S. Venera, e la cinquecentesca Torre Cantoni, situata sulla spiaggia. Tra i monumenti più pregevoli della città è la chiesa settecentesca dei basiliani con annesso convento, in cui i monaci si sono trasferiti da Gala alla fine del XVIII secolo. Risalgono al tardo cinquecento la prima edificazione del Santuario della Madonna del Carmelo e ai primi del seicento il Santuario di S. Antonio di Padova e la Chiesa dei Cappuccini. Pregevoli sono la chiesa di S. Vito (patrono di Pozzo di Gotto), che è stata trasformata in auditorium e la Chiesa di San Giovanni Battista (dichiarata monumento nazionale). Dopo il terremoto del 1908 sono state ricostruite la chiesa di San Sebastiano, patrono di Barcellona (diventata Basilica nel 1991), e la chiesa della Madonna Assunta di Pozzo di Gotto. Molto sentite dalla popolazione sono le feste religiose, tra le quali spicca la doppia Processione delle varette del Venerdì Santo. I due cortei (di confraternite, veroniche, cantori di visilla) si svolgono in contemporanea nei rispettivi territori di Pozzo di Gotto e Barcellona e culminano con il loro incontro, tra una immensa folla di fedeli, sulla copertura del torrente Longano. Dal 2015 si venera anche la statua della Madonna di Lujan, patrone dell’Argentina, donata da Laura Boleso, in occasione della sua vista a Barcellona Pozzo di Gotto, durante la quale si è realizzato il gemellaggio tra le città argentina di Chivilcoy e Barcellona Pozzo di Gotto, nonché tra il Complejo Historico e la Pro Loco “Alessandro Manganaro”. La statua è stata benedetta da Papa Francesco a Roma.

Palazzi borghesi, masserie, torrioni, bagli, trappeti e palmenti testimoniano la cultura rurale, che, con i giardini di agrumi e il mercato bovario ha avuto un periodo d’oro tra la fine dell’ottocento e gli anni sessanta del novecento. Di essa e della cultura artigianale conservano importanti testimonianze il Parco Museo Jalari (a Maloto) e il Museo etnostorico Nello Cassata (a Manno).

Il Museo d’Arte contemporanea Epicentro (a Gala), varie strutture culturali e sportive di prim’ordine (Palacultura e Palasport) e monumenti moderni (Seme d’Arancia di Emilio Isgrò e Monumento ai caduti di Giuseppe Mazzullo, con architettura di Giuseppe Fanfoni) rendono Barcellona Pozzo di Gotto una città proiettata nel futuro, anche se fortemente legata alle proprie tradizioni, alle feste popolari, ai piatti tipici e ai dolci prelibati.

La città gode di buone, anche se non numerose, strutture alberghiere. Sono vivaci le attività commerciali e quelle legate all’agricoltura. Dalla sua posizione sulla costa tirrenica sono facilmente raggiungibili gli altri centri del litorale tra Tindari e Milazzo e si possono svolgere escursioni sui Peloritani e sui Nebrodi, oltre che alle Isole Eolie, a Taormina e sull’Etna.

Nel corso dell’anno numerose attività culturali e sportive vengono organizzate da varie associazioni. Oltre a Placido Mandanici, musicista, Filippo Rossitto, storico, Giuseppe Cavallaro, architetto, Turillo Sindoni, scultore, e altri artisti ottocenteschi, la città ha espresso negli ultimi decenni uomini di cultura di livello nazionale ed internazionale: Bartolo Cattafi, poeta, Nino Pino Balotta, scienziato, Alessandro Manganaro, grecista, Carmelo Genovese, cibernetico, Sebastiano Genovese, biologo, Nino Leotti, pittore, Nello Cassata, storico, Michele Stilo, regista, Antonio Aliberti, intellettuale siculo argentino, Emilio Isgrò, artista, Melo Freni, giornalista scrittore, Nino Famà, scrittore siculo canadese, ecc.

Gino Trapani

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