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Ascoltare il silenzio

Aggiornamento: 20 mag 2020

L’aria oggi è calda, nella piana assolata la natura si è già risvegliata da tempo: nel giardino di fronte sono spuntati i germogli sulle estremità dei rami secchi di un albero che non viene potato mai; un paio di aranci emanano un lieve profumo di zagare. Una colomba rompe il silenzio con il suo tubare ossessivo. La primavera segue il suo corso, senza risentire minimamente di alcun effetto del coronavirus. La reclusione domestica attenua la gioia di vivere nel “tempo di Pasqua”. La luce accecante si propaga ad onde. Mi viene in mente una poesia di Bartolo Cattafi, che rileggo: “In un’ora di grande luce / in una grande piazza lastricata / di pietra biancastra / il buio nasce come una fonte / una bestia un volatile una pianta / sparnazzante in silenzio. / Cessa allora ogni alito di vento / e puoi cadere in quei fili tesi / là in mezzo impigliarti / crollando in avanti / ad occhi spalancati verso il buio / sbattere la fronte”. E’ uno dei tanti testi che il nostro poeta ha dedicato al contrasto tra la luce e il buio, che si riflette nel suo intimo (non sempre in maniera negativa e drammatica).

Nei giorni di quarantena tutti nel mondo stiamo sperimentando il peso dell’isolamento continuato. Ma quanti di noi sappiamo ascoltare il silenzio?

Ci sono due tipi di silenzio: il silenzio nero e il silenzio bianco. Il silenzio nero è il silenzio infecondo del lutto e del vuoto, che ha un ronzìo orribile, che fa impazzire. Fa implodere le energie vitali e ha bisogno di essere confortato da una voce amica.

Il silenzio bianco è quello in cui ci parlano i fantasmi del nostro io. Il silenzio bianco è anche il linguaggio dell’amore. Pitagora concepiva il silenzio come il grembo nel quale si riceve la verità suprema e anche la verità su noi stessi. Blaise Pascal sosteneva che in amore, come nella fede, i silenzi sono molto più eloquenti delle parole.

La pausa in musica non è un vuoto, ma qualcosa che fa sbocciare il suono successivo. Nel silenzio parla la voce di Dio, per chi ha il dono della fede. Vincenzo Leotta nel “L’utopia e il silenzio” sottolinea che il raccoglimento è necessario per modificare sé stessi, prima di modificare il mondo: il silenzio è, in un primo momento, laico. Ma subito dopo diventa condizione necessaria per ascoltare l’invisibile. I due temi dell’utopia e del silenzio mettono al centro Dio, che è insieme utopia (in quanto trascende lo spazio e il tempo) e silenzio (in quanto trascende la parola).

“Il sapiente non rompe il silenzio, se non per dire qualcosa che sia più importante del silenzio”. Lo affermano padre David Maria Turoldo e padre Alessio, basiliano dell’eremo di S. Lucia del Mela, per i quali, esercitandoci al silenzio, ci avviciniamo all’infinito, all’eterno. E il naufragar ci è dolce in questo mare.

Non si può amare il silenzio se non si ha la capacità di ascolto. L’arroganza, l’orgoglio, la superbia spesso privano gli uomini della attitudine a intendere e a cogliere la sostanza dei segni.

Saper ascoltare è una lenta costruzione della nostra personalità, è esperienza, apprendimento, crescita. Secondo il cardinale Carlo Maria Martini, è un’arte che deve essere perfezionata con esercizi spirituali. Ascoltare in modo autentico significa lasciarsi ferire dalle parole, dalle testimonianze che riceviamo. Significa anche partecipare, creare le condizioni per una con-vivenza (sim-patia).

Gino Trapani

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