Alessandro Manganaro, l'insigne grecista a cui è intitolata la nostra Pro Loco
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- 25 ott 2020
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BIOGRAFIA (26 gennaio 1917 – 25 ottobre 1994)
Τὸ ἄξιον ἐστί
“Uno studioso piuttosto ambizioso tende a scrivere per farsi conoscere da un pubblico numeroso. Ma l’uomo di buona volontà (che è quello che merita di più) compie i suoi studi per godere delle cose belle, perché ritiene che ciò sia una cosa degna. Egli è riluttante a scrivere e, se redige uno scritto, lo fa non per la gloria o perché brama di essere noto a tutti, ma per condividere con gli altri i risultati delle sue ricerche”. Sono parole di Alessandro Manganaro, che riassumono la sua filosofia di vita. In esse c’è anche la chiave per comprendere come mai il dottissimo umanista barcellonese abbia lasciato pochissimi scritti. Per lui scrivere veniva dopo - molto dopo – il sapere e non viceversa (come invece avviene spesso in maniera superficiale nella comunicazione e nei social di oggi).
Egli era un uomo mite, che amava donarsi agli altri nel conversare e non teneva mai l’atteggiamento del sapiente saccente. Ha deciso di scrivere il testo di un Itinerario artistico accompagnato da immagini della fascia tirrenica messinese, con lo scopo non tanto di fare una guida turistica, ma soprattutto di spingere i nostri giovani a conoscere e visitare le cose belle della nostra terra, in modo da indurli a vivere la vita sul piano dello spirito e non su quello materiale, perché, secondo lui, “le cose belle, se si conoscono, si amano”.
In una delle nostre (non frequenti, ma confidenziali) conversazioni, parlando dello sviluppo della nostra città, ha pronunciato, con sdegno bonario misto ad amarezza, la seguente frase: “A Barcellona c’è una scialba maniera di vedere le cose. Mi rattrista il fatto che non si pensa a valorizzare la tradizione del nostro territorio, legata alla presenza del Monastero basiliano di S. Maria di Gala, ovvero del Latte”. In omaggio alla sua figura, la Pro Loco, a lui intitolata nel 2001, ha organizzato un Convegno nel 2005, in ricordo del 900° anniversario della rifondazione del monastero di Gala da parte dei Normanni, con Diploma di Adelaide, moglie del conte Ruggero, morto qualche anno prima.
Laureatosi a Palermo con lode con una tesi sull’architetto siciliano Angelo Italia, pubblicata nel 1940 con il titolo “La chiesa di S. Francesco Saverio in Palermo e il suo architetto”, Manganaro ha insegnato italiano, latino e greco nel liceo classico “Luigi Valli” di Barcellona Pozzo di Gotto. Era rinomato per la sua bonomia e cordialità, delle quali approfittava qualche alunno troppo vivace.
Nel secondo dopoguerra ha preso parte a numerose iniziative, contribuendo ad alimentare il fermento culturale, che ha caratterizzato la vita cittadina, con lo scopo di diffondere il bene e il bello (τὸ ἄξιον). In particolare ha collaborato con il Teatro sperimentale diretto dal regista Michele Stilo, per il quale ha tradotto la commedia di Plauto “Trinummus” (Per tre soldi), che nel 1951 è stata rappresentata al teatro Mandanici. Ha dato il suo contributo, da esperto consulente, alla rappresentazione di opere classiche al teatro greco di Tindari, che fu inaugurato nel 1956, dopo 2.000 anni di silenzio, con l’Aiace di Sofocle, per la regia di Stilo.
Conferenziere raffinato (su temi non solo letterari o artistici, ma anche storici e scientifici), Alessandro Manganaro sentiva la sicilianità come erede della Grecia - non diversamente dall’amico poeta Bartolo Cattafi - e sapeva coniugare il classicismo con la modernità di un eloquio limpido e preciso. Alla ricca schiera di scrittori e poeti in lingua neogreca del XX° secolo egli ha dedicato una attenzione pari a quella da lui riservata alla letteratura del greco antico, le cui liriche egli presentava agli alunni confrontandole con le traduzioni di Salvatore Quasimodo.
Il suo amore per la grecità – coltivato insieme all’amicizia con il professore Bruno Lavagnini - si concretizzò nella splendida traduzione italiana del romanzo “I zoì en dafo” (Vita nella tomba) dello scrittore neogreco Stratis Mirivillis, pubblicato dalla Mondadori con il titolo “Quaderni di guerra del sergente Costula”, che è stato premiato in Grecia, con una borsa di studio della durata di un anno presso l’Istituto italiano di cultura di Atene.
Da allora intensificò la sua passione per i viaggi culturali, che alternò ad intense letture della poesia neogreca e approfondimenti delle opere d’arte delle città che visitava, di cui riferiva agli amici nelle amabili conversazioni, con inconfondibili accenti di raffinata grazia espressiva, a testimonianza della quale rimangono solo alcuni articoli giornalistici.
Ha tradotto poesie di poeti neogreci, alcune delle quali sono state raccolte da Carmelo Geraci e pubblicate postume dalla Pro Loco “Manganaro” e dal Lions Club con il titolo di “Quaderno di Grecia”, con disegni di Francesco De Francesco. Sono prove di traduzione delle poesie di Sikelianòs, Seferis, Ritsos, Elitis, in cui Manganaro raggiunge esiti di sorprendente equilirica freschezza.
Egli è stato presidente della Pro Loco negli anni 1964 /65, quando l’associazione produsse e rappresentò i Drammi sacri “Sebastiano di Narbona” di Michele Stilo“ e “Barabba”. E’ stato Cavaliere del Santo Sepolcro, ha presieduto il Lions club di Barcellona Pozzo di Gotto e l’Università popolare di S. Filippo del Mela. Ha fatto parte della Giuria in alcune edizioni del Premio Nazionale di Poesia “Bartolo Cattafi”. E’ ricordato all’interno del Liceo classico “L. Valli” con un busto in pietra di Tindaro Stracuzzi, su iniziativa del Centro studi “Longania”, nell’area antistante il Palacultura “B. Cattafi” con un busto in bronzo, a cura del Lions club, e nel Giardino “Oasi” con un tondo in bronzo, a cura della Pro Loco, entrambi di Salvatore De Pasquale.
Gino Trapani
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